Tav/Tac, pronti per la prossima recessione?

 

Una dimostrazione di coerenza la potrebbero materializzare quei pubblici amministratori che il 12 gennaio, partendo per esempio dal Veneto, si sono recati nella capitale piemontese per manifestare in favore del completamento della TAV/TAC, esibendo il biglietto ferroviario che hanno utilizzato. Se non lo possono fare è probabile che questi “manifestanti” si siano recati a Torino con le auto blu dei rispettivi enti locali. Ovvero, che nemmeno loro credono fino in fondo all’efficacia del trasporto ferroviario italiano. Un esercizio di coerenza da cui sono esentati i parlamentari che sono andati a “intercedere”, considerato che tutti oramai conoscono gli incredibili benefit di cui godono. Ora non sarà che questi rappresentanti del potere economico-politico, che possiedono o sono in grado d’influenzare i principali mezzi di comunicazione e si coprono dietro il flashmob di sette madamin che gravitano intorno a un Rotary club di Torino, sono così infelici e disperati da scendere in piazza?

 

La storia del cosiddetto Corridoio 5 è nota, e chi non volesse fare una ricerca in Internet, può trovare argomentazioni in alcuni articoli precedenti

qui https://www.vicenzareport.it/2018/06/vicenza-proiettata-progresso/

qui https://www.vicenzareport.it/2018/07/stato-privatizza-sovvenziona-privati/

qui https://www.vicenzareport.it/2018/07/politica-non-viviamo-in-uno-stato-di-diritto/

senza che per questo la materia sia stata esaurita.

 

Nel 1934 la Fiat Ferroviaria consegnò alle Ferrovie dello Stato italiane le prime automotrici con motore Diesel, chiamate dal regime fascista: "Littorina". Poteva raggiungere una velocità oraria di 118 km/h. Dall’analisi fatta da Polinomia appare che la velocità dei treni TAV/TAC sarà intorno ai 120 Km/h.

http://www.notav.eu/nuke/modules/Zina/Documenti/Italiano/02-Studi%20completi/TAV%20TAC%20Forse%20non%20tutti%20sanno%20che%20June%2006.pdf

Indubbiamente la Repubblica nata dalla resistenza e dominata dalla partitocrazia ha fatto passi avanti. Si aggiunga che nel libro bianco dei trasporti dell'UE, la velocità del trasporto ferroviario internazionale delle merci è di soli 18 km/h (nel 1972 era di 30 km/h). Questo non è dovuto alla velocità dei convogli, bensì ai tempi necessari per comporre i treni, per smistare i vagoni, per i cambi dei locomotori, per il cambio del personale, per operazioni doganali, per verifiche tecniche, per tempi morti, etc etc.

 

Esperti svedesi e inglesi dicono che mediamente in queste opere il sovra costo sui preventivi è del 40 per cento. In Italia è del 400 per cento. È ovvio: i costruttori e i politici, soprattutto locali, sono molto contenti se si fanno queste opere. Per questo bisogna stimare i costi sempre all’insù e i benefici sempre al ribasso. https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/04/vale-pena/195405/ In una riflessione di Angelo Tartaglia – professore al Politecnico di Torino – contesta il progetto, evidenziando che «il flusso di merci in transito sulla ferrovia della valle di Susa, e anzi attraverso l'intera frontiera italo-francese,

https://www.tvsvizzera.it/tvs/val-susa_tav-diversi--destini-diversi/30626588 è in calo continuo dal 1997 ed è meno di un quinto della capacità attuale della linea».

 

Un’analisi dell’Osservatorio Eurispes sulla mobilità e i trasporti illustra come nel nostro Paese il trasporto ferroviario delle merci rappresenti una quota di traffico minoritaria rispetto alle altre modalità: si stima infatti che esso raggiunga un valore di appena il 6%. In Europa il comparto ferroviario delle merci si attesta ad una quota che varia tra il 12% e il 18%, e in alcuni paesi come l’Austria (che non si è sbracciata per il Corridoio 5) addirittura supera il 30%.

 

C’è una risposta che i sostenitori della TAV/TAC dovrebbero dare alla domanda: vista la cartina geografica qui esposta, perché la Svizzera (e l’Austria), con il suo sensibile apparato economico-produttivo che la colloca ai primi posti delle classifiche mondiali, non si è scapicollata per avere il transito del Corridoio 5 sul suo territorio? Eppure l’ultimo studio (26 ottobre 2018) della società di servizi finanziari Credit Suisse ha rivelato che gli svizzeri hanno il patrimonio medio per adulto più alto al mondo: si attesta a 530.240 dollari (pari a 526.700 franchi).   

 

In questi giorni, dopo che una Commissione ad hoc ha deliberato l’inopportunità dell’opera, c’è chi cerca di spaventare l’opinione pubblica con una valutazione sulla precisa entità delle penali per la rescissione dei contratti riguardanti il progetto dell’Alta velocità/capacità ferroviaria; ma per equità sarebbe interessante contrapporvi l’altrettanta precisa entità dei costi che dovrebbe sostenere un’opera inefficiente o sottoutilizzata. MOSE docet.

 

Insomma chi sostiene il progresso delle grandi opere rimanda alla mente gli insuccessi non solo del MOSE, ma anche dell’autostrada fantasma che corre tra Brescia, Bergamo e Milano

https://www.lastampa.it/2017/11/26/italia/lautostrada-fantasma-corre-tra-brescia-bergamo-e-milano-af5TbBmwfmVmBTeJPHSUKO/pagina.html dove si registrano pochi transiti, conti in rosso, e la speranza di rilancio affidata a un nuovo tracciato. O, per non farla tanto lunga, alla Pedemontana Veneta dove la Corte dei conti, avendo considerato i dati dell’intero procedimento di realizzazione dell’infrastruttura, compresa la fase di gestione del commissario delegato, afferma come l’estrema lentezza nella progressione dell’opera, la sovrapposizione della struttura commissariale a strutture ordinarie con aggravio di costi, carenze progettuali, clausole ambigue nella convenzione, ritardi negli espropri, clausole contrattuali favorevoli al concessionario, rilevanti problematiche di ordine ambientale, aumentino del costo complessivo a totale carico pubblico.

È pur vero che la Regione Veneto dà una risposta ufficiale, ma è redatta in burocratese ed è poco esaudiente. Si veda qui http://www.regione.veneto.it/web/guest/comunicati-stampa/dettaglio-comunicati?_spp_detailId=3243785  

 

C’è anche chi osserva ironicamente quello straordinario “rappresentante” politico vicentino (manifestante a Torino come, ovviamente, a Vicenza; senza madamin stavolta, ma fiancheggiato da tutta la partitocrazia) che alle domande dei giornalisti circa le sue pretestuose e compulsive iniziative risponde sempre con il ritornello: «ce lo richiede la gente». Ma di quali persone si tratta, considerato che lui - ed i suoi colleghi - siede in Consiglio comunale in rappresentanza di meno di un elettore su quattro? Non sarà che il 50% circa degli aventi diritto al voto non si sono recati alle urne perché con rappresentanti come lui & Co. non vuole proprio averci a che fare? Questo oggettivo dato elettorale, non conta niente? Tutta qui la democrazia rappresentativa?

 

Ci sono poi gli esponenti delle categorie imprenditoriali che accampano l’utilità dell’opera perché loro hanno necessità di esportare le merci prodotte. Sono gli stessi che caldeggiavano (giusto per fare un solo esempio, perché altrimenti l’elenco risulterebbe assai lungo) la fallimentare opera della Società aeroporti vicentini SpA, trasformatasi in un debito milionario alla fine ripianato dal contribuenti berici. Questi imprenditori sono pronti per la prossima recessione? La prima metà del 2018 non ha fatto eccezione: a maggio, circa l’80 per cento degli economisti intervistati dal Wall Street Journal ha predetto che l’economia mondiale andrà incontro a difficoltà nel 2020 o 2021. La prossima crisi nascerà probabilmente dall’aumento dei tassi di interesse, dall’orientamento ribassista degli investitori azionari e magari dalle guerre commerciali, dicono i pessimisti. 

 

Ci sono ambienti (o se si preferisce: c’è gente) che si chiedono se quest’opera debba necessariamente dipendere dai finanziamenti pubblici. Ovvero dalle tasche dei contribuenti. E come mai gli imprenditori che sono così liberali, e sono convinti della bontà dell’opera non la finanzino almeno in parte? O comunque, se giustamente hanno interesse a lavorare, perché non si spendono a spingere la politica per ammodernare le tratte ferroviarie inefficienti (la Verona-Rovigo e almeno altre 10 qui segnalate https://quifinanza.it/lifestyle/fotonotizia/linee-ferroviarie-peggiori-italia/244834/attachment/le-10-linee-ferroviarie-peggiori-ditalia-roma-lido/ ), andando incontro alle esigenze di quei pendolari che quotidianamente sono bistrattati e insoddisfatti? E ancora perché non sollecitano la politica per risolvere i disagi dei terremotati?  Per un’indispensabile assetto del territorio? etc etc. Non sono tutte altrettante occasioni di lavoro?

 

Ultimo, ma non per importanza: dopo che il Parlamento nei decenni scorsi ha disatteso più e più volte l’espressione della sovranità popolare per mezzo di referendum votati dal popolo, oggi ci sono politici che vagheggiano un referendum sulla TAV/TAC. Non sarà, per caso, che propongono quel furto di democrazia che si chiama referendum consultivo? Come sono-verranno rispettati i referendum per l’autonomia di oltre un anno fa? In UE questi politici non sono forse alleati con formazioni e politici che non guardano di buon occhio il referendum come strumento di governo e di sovranità popolare? Quali garanzie di rispetto della volontà popolare possono offrire questi politici in caso di rigetto referendario della TAV/TAC?

 

          Enzo Trentin

 

Pubblicato: 19 Gennaio 2019

https://www.vicenzareport.it/2019/01/tav-tac-pronti-prossima-recessione/